Filosofia o saggezza?

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  1. Scleva
     
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    Delle Gheishe ??



    Grazie Leti.....
     
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  2. schmit
     
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    no, delle donne.
     
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  3. schmit
     
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    Tutti gli stadi di evoluzione sono meravigliosi e contengono la loro propria speciale bellezza e saggezza. L'Ascensione, intesa non religiosamente parlando, è uno stadio speciale che porta ad una consapevolezza di unicità, armonia ed amore. Muovendosi verso la quinta dimensione, si passa attraverso la quarta, dove si rilasciano tutte le emozioni ed i pensieri relativi, che sono troppo densi, per portarli al livello superiore di Luce. Nei tempi passati l'Ascensione avveniva attraverso la morte fisica, dove i corpi sottili si elevavano nella quinta dimensione. Ora c'è l'opportunità di cambiare questo modello universale ed ascendere con tutti i nostri corpi più bassi, creando così un nuovo modello di Ascensione, che sarà applicato in tutto l'Universo. Per la prima volta in questo Universo, c'è la possibilità per quelli che scelgono di aumentare il loro tasso vibratorio della struttura molecolare del corpo fisico, di ascendere fisicamente. Come in tutte le cose nuove presentate all'umanità, l'idea può sembrare "assurda" ed impossibile. Ma questo accade con tutte le cose nuove. Tempo fa, l'idea che qualcuno potesse camminare sulla Luna, a migliaia di chilometri di distanza, era considerato impossibile.

    Per fare l'Ascensione, Madre Terra ha ora bisogno di elevare tutte le sue frequenze. E' in grado di farlo, e ciò dipenderà dalla quantità di Luce che riceverà. Più sarà in grado di elevarsi, meno saranno necessari quei cambiamenti della sua superficie pronosticati da molti. Noi possiamo assisterla indirizzando la nostra Luce, creando modelli positivi, che stanno guarendo il mondo. Anche le preghiere sono una forma di collegamento con la Sorgente Divina del Tutto, e che conosciamo come la Potenza del Creatore. Alcuni desiderano aiutare Madre Terra in un modo pratico, con onde d'amore e meditazioni. La Terra è grata per questo. Perché se prenderà una quantità sufficiente di Luce ed energie, non avrà bisogno di correggere gli squilibri geofisici con terremoti ed altre cose, per la sua trasmutazione.

    Per sé stessa, e per l'amore e la compassione che nutre per tutta la vita della sua superficie, preferirebbe naturalmente essere libera da questi traumi. Come sappiamo, la maggior parte delle madri sceglierebbe di partorire nel modo più indolore possibile. La Terra non fa eccezione, e non trae diletto dagli sconvolgimenti, che aggiungerebbero dolori e sofferenze agli umani, suoi figli.

    Ognuno sulla Terra è speciale e unico, e ciascuno ha il proprio ruolo da giocare, nello schema complessivo delle cose. Seguendo la propria interiorità, si sente quello che è giusto fare, o dire. Se invece si guarda all'esterno, al comportamento medio degli altri, non si comprende troppo, ci si livella ad una mediocrità che non porta cambiamento. E' tempo di guardare al Creatore. Prendere coscienza delle responsabilità individuali, che formano la collettività. Se sentite giusto aiutare i delfini, salvare le foreste, far cessare gli abusi sui bambini e sugli indifesi, oppure non muoversi, non fare nulla, è una scelta individuale. Quello che è giusto per voi, può non esserlo per altri. Ciascuno ha il suo proprio compito da svolgere, e se vi fate condurre dagli altri, seguendo le convenzioni, non porterete a compimento quello che realmente dovete fare in questo momento. Se voi sentite il vostro cuore, i sentimenti d'amore, di tolleranza, di fratellanza, rigettando i pensieri di paura o di colpa, allora siete nel flusso della Divinità.

    Un altro modo di assistere la Terra è di mantenere il nostro campo aurico chiaro e libero da cose negative. Ciò vi rende uno strumento per far passare la Luce attraverso i vostri centri di energia (chakra) del corpo. Questa trasparenza si ottiene permettendo solo il passaggio di pensieri positivi, puro intento, uso delle affermazioni, non giudizio, muovendosi così dalla "testa" al "cuore", comprendendo che siamo tutti fratelli e sorelle, divenendo così esseri amorevoli.

    Per aiutare la crescita delle vibrazioni e pulire i nostri corpi più bassi, ci sono molti sistemi: colori, suoni e tantìaltro ancora,l'importante è che si scelgano cose che risuonano con le nostre vibrazioni. Ciascuno ha necessità diverse, e mentre uno può trovare che "l'aromaterapia" può fare miracoli, altri possono avere semplicemente bisogno di più pace e amore. E' seguendo la nostra intuizione che possiamo portarci ad aumentare la consapevolezza a livelli più alti. E' ora, sulla Terra, per ognuno, di fare una scelta, riguardo al tipo di mondo in cui vogliamo vivere. Un mondo di pace e di amore, oppure il mondo che vediamo ora? Questa è una nostra scelta!

    Edited by schmit - 29/7/2005, 09:53
     
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  4. filli
     
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    CITAZIONE
    che sono troppo densi, per portarli al livello superiore di Luce.

    in che senso luce?
     
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  5. schmit
     
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    Luce, filli,dovrebbe equivalere a chiarezza a maggiore coscienza.
     
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  6. Scleva
     
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    Quotata
     
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  7. schmit
     
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    Il guaio è che il mondo,o la maggior parte di esso,è ancora nelle tenebre!
     
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  8. kkk-3
     
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    Non disperiamo Letizia...non disperiamo...del resto se ci si guarda indietro nella storia le malefatte erano molte di piu'.
     
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  9. schmit
     
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    E' vero,solo che difficilmente l'uomo si sofferma a guardarsi indietro.
     
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  10. schmit
     
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    « La Federazione Umanista Europea sul Seminario Mediterraneo 2007

    Dalai Lama deluso: nè il governo nè il papa l’hanno ricevuto
    “In Tibet è perfino proibito pronunciare il mio nome”. Il Dalai Lama, in questi giorni a Roma, parla delle persecuzioni del governo cinese nei confronti dei buddisti (”hanno tolto qualsiasi riferimento alla religione, è proibito fare pellegrinaggi”), nega di voler puntare all’indipendenza del Tibet ed esprime rammarico per non avere potuto incontrare Benedetto XVI. “Il Papa però rappresenta una importantissima spiritualità e la spiritualità deve essere ferma quando si tratta di principi”. Perché non ha incontrato il governo italiano? “Chiedetelo a loro” ribatte con un sorriso disarmante.

    “Sono ingombrante, che posso farci?”. Piedi scalzi, seduto in posizione yoga e avvolto nella sua tunica giallo-arancione, “Oceano di Saggezza” ha modi semplici, informali. Stringe la mano con convinzione, fa spazio dentro alla suite dell’hotel Exedra di Roma. Eccoci dice, go on, parliamo. Perché non ha incontrato il governo italiano? “Già, perché? Chiedetelo a loro” ribatte, con il suo solito, disarmante sorriso. L’icona mondiale del pacifismo, 72 anni di cui 48 passati in esilio, torna serio. “Me ne dispiace. Un piccolo rimpianto c’è anche per non aver visto il Papa. Ma se ha trovato qualcosa di sconveniente, nell’incontrarmi, per me va bene, non c’è problema. Il Papa però rappresenta un’importantissima spiritualità. E la spiritualità deve essere ferma quando si tratta di principi”.

    Sua Santità, crede che le pressioni della Cina abbiano condizionato il governo italiano?
    “Ovunque io vada, cerco sempre di non recare disturbo, quindi se provoco imbarazzo a qualche governo rispondo “Ok, nessun problema”. Non sarò certo io a protestare. Il mio obiettivo più grande è la promozione dei valori umani e l’armonia tra le religioni. Ecco, l’unica cosa che mi sento di dire è forse che anche i governi e i leader politici dovrebbero fare qualcosa di più per promuovere i diritti umani e i valori (ride)”.

    Lei ha parlato più volte di un genocidio culturale in Tibet.
    “Nel nostro paese, è vietato tenere una statua di Budda in casa, o esibire qualsiasi oggetto religioso. E’ proibito fare pellegrinaggi ai templi. Nelle scuole, le autorità cinesi hanno tolto ogni riferimento alla religione, mentre nei monasteri buddisti sono incominciati gli indottrinamenti politici, divisi in punti. Il primo punto è quello che invita a criticare il Dalai Lama”.

    In Tibet è addirittura proibito pronunciare il suo nome, giusto?
    “Hanno anche tolto tutte le mie fotografie. Ma non fa niente. La cosa fondamentale è che nel nostro paese c’è un’insofferenza sempre maggiore e che qualsiasi manifestazione di protesta o critica alle autorità cinesi viene repressa con la violenza. Arresti e torture sono all’ordine del giorno. I tibetani vengono trattati come cittadini di seconda classe nel loro stesso paese. Anzi, come animali da bastonare, a cui è negata qualsiasi dignità”.

    Le capita di provare rabbia o frustrazione?
    “Non sono abituato a lasciarmi andare a questi sentimenti. E’ molto meglio rimanere calmi, proteggere la propria pace mentale”.

    La Cina l’accusa di essere un leader politico che cerca l’indipendenza, un separatista.
    “Sono accuse calcolate, perché da tempo i cinesi sanno che non cerchiamo l’indipendenza. Purtroppo è ormai chiaro che è in atto una strategia di denigrazione nei miei confronti. Volontaria e costante”.

    Se non cercate l’indipendenza, quali sono gli ostacoli per trovare un accordo con Pechino?

    Il Dalai Lama e Gorbaciov

    “Dal 2001 ci sono stati sei incontri tra la nostra delegazione e il governo cinese. Fino all’anno scorso, nel nostro penultimo colloquio, avevamo fatto molti progressi. Nella primavera 2006 sono invece ricominciate le accuse nei miei confronti e la repressione all’interno del Tibet. Prima dell’estate, durante il nostro ultimo incontro, Pechino ha rotto il dialogo. Dicendoci soltanto: “Non c’è nessuna questione aperta sul Tibet”. Oggi devo ammettere che la situazione è molto critica, difficile. Da parte nostra nulla è cambiato. Siamo sempre in cerca di un riconoscimento della nostra autonomia, all’interno della Costituzione della repubblica popolare cinese”.

    E’ a favore del boicottaggio delle Olimpiadi?
    “No. Da subito, mi sono pronunciato contro il boicottaggio. La Cina è un grande paese, si merita le Olimpiadi. Penso però che per essere un buon ospite, Pechino dovrebbe prestare più attenzione alle preoccupazioni di governi e Ong sulle violazioni di diritti umani, libertà religiosa e di espressione, e sul rispetto dell’Ambiente”.

    Cosa possono fare i governi occidentali per aiutare la causa tibetana?
    “La mia opinione su questo è che la Cina non deve essere isolata dalla comunità internazionale. E se guardiamo all’economia, l’integrazione dei cinesi è già nei fatti, ma non è sufficiente. Il mondo libero ha la responsabilità morale di portare la Cina nell’ambito della democrazia. La relazione economica deve essere un’amicizia alla pari, in cui vengono tenuti fermi i valori delle società aperte e democratiche. Se ci si presenta solo per fare affari, ripetendo unicamente “Sì, ministro”, allora si rischia di perdere la faccia, e anche il rispetto dei cinesi”.

    Se non fosse stato un Dalai Lama, cosa avrebbe fatto?
    “Ma è impossibile! Un sogno! (ride) E’ vero però che la mia mente è molto scientifica. Anche Mao Zedong me lo aveva detto. Forse avrei fatto qualche mestiere attinente alla meccanica”.

    E’ vero che ama riparare i motori?
    “Certo, usando gli attrezzi e sporcandomi le mani di grasso. Quando ero giovane, però. Ora non lo faccio più”.

    Come sarà scelto il prossimo Dalai Lama?
    “Ci sono tre opzioni. La prima, prevede che il mio successore sarà eletto con una procedura simile a quella del Papa, scelto da un conclave di religiosi. La seconda, potrebbe essere la scelta del Dalai Lama prima della mia morte. E’ già successo. Infine, è possibile la mia reincarnazione, dopo la mia morte. In questo caso, se morirò in esilio, la mia nuova reincarnazione dovrà portare a termine quello che non ho potuto fare in questa vita. E quindi il prossimo Dalai Lama nascerà fuori dalla Cina”.

    I cinesi potrebbero scegliere loro il suo successore, come già è accaduto per il Panchen Lama.
    “Se fosse così non sarebbe un Dalai Lama, ma soltanto un pupazzo (ride). Speriamo non lo facciano, anche se lo temo: i nostri fratelli e sorelle cinesi sono molto furbi e amano complicare le cose (ride)”.

    E lei si ricorda il momento in cui è stato riconosciuto come la quattordicesima reincarnazione del Dalai Lama?
    “Avevo due anni, vivevamo in un remoto villaggio del Tibet orientale. Mia madre racconta che nei giorni precedenti all’arrivo della delegazione in cerca del nuovo Dalai Lama, ero stranamente eccitato. Poi quando i lama arrivarono, corsi verso di loro e riconobbi come miei gli oggetti del precedente Dalai Lama. E dopo due giorni, mentre andavano via, mi misi a piangere. Un comportamento molto strano: quale bambino vuole seguire degli estranei, invece che rimanere con la propria madre? (ride)”.

    Non deve essere stato facile diventare improvvisamente, così piccolo, un Dio Re.
    “Fortunatamente, venivo trattato come un bambino normale. Durante le cerimonie ero sul trono, ma quando giocavo con gli altri bambini ero uno di loro. Mi capitava spesso di perdere, e mi arrabbiavo parecchio. La sera, ci sedevano in cerchio a bere tè, mangiando zuppe. Mi ricordo che guardavo con invidia la ciotola degli inservienti, molto più grande della mia (ride). Noi bambini ci raccontavano storie di fantasmi, che di notte mi terrorizzavano (si copre gli occhi e ride). Ero davvero un bambino come gli altri, felice. Se io e mio fratello facevamo capricci per non studiare, il maestro ci prendeva a frustate. L’unica differenza era che il frustino per me era giallo, del colore sacro. Il dolore, però, era lo stesso! (ride)”.

    Durante l’adolescenza, il suo paese è stato invaso e lei si è ritrovato a trattare con il Grande Timoniere, Mao Zedong.
    “Lo incontrai nel 1954 a Pechino. Mi trattò come un figlio, mi diede consigli. Mi aveva quasi convinto ad iscrivermi al partito comunista. Ancora adesso mi considero metà buddista, metà marxista. Davvero, credo che il marxismo sia ancora la chiave di una giustizia sociale ed economica”.

    Eppure nel marzo 1959 dovette scappare dal Tibet, in piena notte e a dorso di uno yak.
    “Dal palazzo reale di Potala vedevo l’artiglieria cinese avanzare. Non ho scelto l’esilio, sono stato costretto. E adesso è quasi mezzo secolo che sono un homeless, un senza casa, per fortuna ho trovato tanti amici all’estero, anche in Italia (ride)”.

    Ha voglia di esprimere un desiderio per il 2008?
    “Spero che la Cina si aprirà al mondo, con fiducia e speranza”.

    A parte per il fatto che il Dalai Lama viene chiamato “Sua Santità”… Sarà un lapsus tipico del giornalismo italico.

    Fonte: La Repubblica

     
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  11. schmit
     
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    parliamo di buddismo.
    In occidente da un po' di anni si è diffusa questa dottrina e in particolar modo quella di Shakyamuni.

    Shakyamuni, il fondatore storico del Buddismo, visse in India intorno al 500 a.C. Dall’India, il Buddismo mahayana si diffuse attraverso l’Asia centrale e la Cina, fino ad arrivare in Giappone. La capacità di Shakyamuni di infondere speranza, coraggio e saggezza ha le basi nella sua profonda compassione e desiderio di salvare gli afflitti e i disperati. I suoi insegnamenti esposti e tramandati in forma orale in mezzo alla gente, ebbero un impatto in tutta l’India nordoccidentale. Dai numerosi scritti disponibili oggi, si può presumere che spesso espose i suoi insegnamenti in risposta alle domande delle persone.

    Dato che l’attività di predicazione di Shakyamuni si estese per cinque decadi e coprì una considerevole area geografica, le persone che abbracciarono i suoi insegnamenti furono eterogenee, e di conseguenza variò anche la natura dei suoi numerosi insegnamenti, dando origine a un numero di interpretazioni e scuole diverse. Il Sutra del Loto, l’insegnamento che Shakyamuni predicò durante gli ultimi otto anni della sua vita è considerato all’interno della tradizione mahayana Tendai la più elevata delle scritture buddiste.

    I primi insegnamenti di Shakyamuni avevano l’obiettivo di risvegliare le persone all’impermanenza di tutti i fenomeni, con lo scopo di liberarli dalle sofferenze che nascono dall’attaccamento egoistico a cose che il passare del tempo distruggerà o renderà insignificanti. Questo è un punto comune a tutte le scuole buddiste. Il Sutra del Loto insegnò anche l’esistenza di una verità innata e universale nota come natura del Budda, la cui manifestazione rende una persona in grado di provare una felicità assoluta e di agire con infinita compassione. È un insegnamento che conferma profondamente le realtà della vita quotidiana, e che incoraggia un impegno attivo verso gli altri e verso l’intera società umana.
    Il Sutra del Loto si distingue tra gli insegnamenti di Shakyamuni anche per il fatto che rende l’ottenimento dell’Illuminazione una possibilità aperta a tutte le persone – senza alcuna distinzione basata su razza, sesso, condizione sociale o educazione.


    dal web
     
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  12. schmit
     
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    I buddisti di codesta linea praticano una invocazione che ha della classica preghiera, una invocazione che mette in contatto l'individuo con la legge universale quindi anche con il proprio essere e la legge interiore.

    Nam-myoho-renge-kyo

    Nam-myoho-renge-kyo è il ritmo che regola e comprende la vita dell’universo. In questa semplice frase sono racchiusi tutti gli insegnamenti del Budda e la saggezza che ne deriva.
    La traduzione letterale suona all’incirca in questo modo: “Dedico la mia vita alla mistica Legge del Sutra del Loto”.
    Myoho-renge-kyo è la traduzione in cinese antico del titolo del Sutra del Loto, il più alto insegnamento del Budda Shakyamuni.

    La parola nam fu aggiunta in seguito da Nichiren Daishonin (1222-1282) ed è la contrazione di namu che significa onore, lode, devozione. Ma più precisamente ha due significati: il primo è quello di legare, armonizzare la propria vita con la legge dell’universo, l’altro è quello di attingere l’energia e la saggezza per orientarsi nelle difficoltà della vita quotidiana.
    Per certi versi Nam-myoho-renge-kyo potrebbe essere paragonata alla legge di gravità che è sempre esistita e che una volta scoperta è stata utilizzata dall’uomo. E' interessante notare che namu è sanscrito e origina dallo stesso ceppo linguistico di tutte le lingue indoeuropee e quindi occidentali, mentre Myoho-renge-kyo è cinese antico da cui traggono origine le lingue orientali. Esprime l’universalità della Legge, che è valida per tutto il genere umano indipendentemente dalle differenze culturali.

    Per quanto riguarda myo ecco cosa afferma Nichiren Daishonin nello scritto Il raggiungimento della Buddità in questa esistenza: «Cosa significa myo? È semplicemente la misteriosa natura della nostra vita di momento in momento, che la mente non può comprendere e le parole non possono esprimere. Se guardi nella tua mente in qualsiasi istante, non puoi percepire né un colore né una forma per verificarne l’esistenza. Tuttavia non puoi neanche dire che non esista poiché pensieri differenti l’attraversano di continuo. La vita è veramente una realtà inafferrabile che trascende sia le parole che i concetti dell'esistenza e della non esistenza. Non è né esistenza né non esistenza, e tuttavia ha le caratteristiche di ambedue. E' la mistica entità della Via di Mezzo che è la natura di tutte le cose. Myo è il nome dato alla misteriosa natura della vita e ho alle sue manifestazioni.».

    Ho (letteralmente Dharma o Legge) indica tutte le manifestazioni perennemente mutevoli della vita che non sono mai separate dalla realtà fondamentale. Sta a significare che la Legge mistica (cioè la natura illuminata del Budda) si esprime nella realtà della vita quotidiana e che l' Illuminazione del Budda, l’energia vitale cosmica, è sempre presente nello stato di latenza in noi stessi, negli altri e in tutto ciò che ci circonda.Recitando Nam-myo-ho-renge-kyo (daimoku) è possibile risvegliare questa energia.

    Nichiren Daishonin nell’Eredità della Legge fondamentale della vita spiega: «Myo significa morte e ho vita». Ogni cosa nasce e muore, passa dall’esistenza alla non-esistenza, ma la sua entità rimane invariata e non può definirsi né esistenza né non-esistenza in un ciclo infinito. Dal punto di vista del Buddismo la morte è un temporaneo ritirarsi nello stato di latenza necessario per ricaricarsi dall’energia utile a tornare in vita.

    Renge (il fiore di loto) simboleggia appunto la Buddità che emerge dalla vita dei comuni mortali immersi nelle sofferenze e nelle illusioni. Questo fiore, simbolo di purezza, sboccia solo nell’acqua fangosa degli stagni. Lo stesso vale per gli esseri umani: è proprio grazie ai problemi e alle difficoltà che è possibile far emergere la condizione del Budda dalla propria vita. Ma soprattutto renge rappresenta la simultaneità di causa ed effetto, il loto infatti è l’unica pianta che produce fiore e frutto allo stesso tempo. Il Buddismo afferma che, a un livello più profondo, la causa e l’effetto sono simultanei. Partendo dalla continuità di passato, presente e futuro nel momento in cui si pone una causa (attraverso pensieri, parole e azioni) si produce immediatamente un effetto che si manifesterà senz'altro.

    Kyo significa sutra. Poiché Shakyamuni impartì i suoi insegnamenti solo oralmente, alla parola kyo è stato attribuito talvolta il significato di suono. Inoltre l'ideogramma cinese che corrisponde a kyo originariamente significava l'ordito di un tessuto e, forse perché quest'immagine racchiude simbolicamente l'idea della continuità, kyo prese anche il significato di insegnamento che dev'essere preservato e tramandato alle generazioni future.


    in sostanza la traduzione sarebbe questa:

    Onore alla morte e alla mia vita,alle mutazioni perenni in essa,alla causa e agli effetti che nel mio profondo sono simultanee e a questo canto.
    trad. ls
     
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26 replies since 13/4/2005, 15:48   443 views
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