La verita' svelata dal tempo del Tiepolo

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  1. schmit
     
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    La grande tela, dipinta da Giambattista Tiepolo attorno alla metà degli anni Quaranta del Settecento, giunse in Museo nel 1928.

    L’opera, proveniente dal palazzo che il noto avvocato Carlo Cordellina aveva fatto costruire in contrà Riale a Vicenza, era stata originariamente pensata come una grandiosa decorazione a soffitto per una delle altre proprietà di Cordellina: o la villa di Montecchio Maggiore, affrescata da Tiepolo tra il 1743 e il 1744, o il palazzo vicentino in stradella Piancoli, o quello veneziano in campo San Maurizio.

    L’artista rappresenta qui uno dei soggetti allegorici a lui più cari. La giovane donna, mollemente posata accanto al globo terrestre su un soffice tappeto di nubi, rappresenta la Verità, che stringe con la mano destra uno specchio, mentre con la sinistra sorregge il disco solare, simbolo della luce della Ragione. Il corpo nudo, morbido e sensuale della giovane è stretto tra le braccia del Tempo, rappresentatosecondo la tradizione allegoricacome un vecchio, la cui pelle raggrinzita contrasta nettamente con le carni rosee e levigate della fanciulla. Il Tempo, abbandonata la grande falce suo consueto attributo, volge lo sguardo accigliato verso uno dei putti, più vivace degli altri, che gli ha appena rubato la clessidra, mentre impugna con la mano destra una foglia di palma, che allude alla Verità. Sulle destra della tela, al di sotto di un putto con una corona d’alloro, appare la Menzogna abbagliata dalla luce accecante della Verità.

    L’immagine, resa mediante una tessitura cromatica luminosa e brillante, vuole dunque alludere alle virtù morali di equità e giustizia che ispiravano l’operato di Cordellina.


     
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